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Caldaie a legna: tutto ciò che c'è da sapere

Le caldaie a biomassa sono sempre più richieste sul mercato, soluzioni alternative ai classici impianti a gas, a metano o a gpl. Il loro funzionamento è molto simile a quello di una caldaia tradizionale, con un sistema che provvede al riscaldamento domestico e alla produzione di acqua calda sanitaria per l’abitazione.


In questo articolo ci soffermeremo su una particolare tipologia di caldaia alimentata a biomassa, quella a legna, particolarmente diffusa nelle zone di montagna e non solo.


La caldaia a legna è adatta per tutte le abitazioni?

Quando cerchiamo una soluzione ottimale per la nostra casa dobbiamo considerare più variabili, alcune soluzioni sono più indicate per alcuni contesti territoriali. Una caldaia alimentata a pellet o a policombustibile è adatta a tutte le abitazioni grazie allo stoccaggio contenuto della biomassa in pratiche confezioni e per la facile reperibilità.

Una caldaia a legna invece presuppone degli spazi idonei per lo scarico e lo stoccaggio della materia prima. Sebbene gli ultimi modelli di questi sistemi di riscaldamento abbiano dimensioni relativamente contenute, il vero ingombro deriva dal locale dove scaricare e accatastare la legna.

I contesti urbani sono un po’ svantaggiati per l’installazione di questa tipologia di impianto, è invece molto richiesta nelle case o nelle palazzine delle zone di campagna o di montagna dove non mancano i boschi e dove gli spazi per la costruzione edile sono più ampi. In questi contesti vengono montati impianti singoli e centralizzati molto frequentemente.

Un altro aspetto da tenere in considerazione per le aree montane o di campagna è il “chilometro zero” della materia prima che non prevede rincari con i costi di trasporto.

In certi casi, la caldaia a legna è una soluzione alternativa per ragioni logistiche in quanto alcune zone isolate non sono servite da allacciamenti al metano, una soluzione ottimale per chi desidera non alimentare un impianto con le bombole di gpl.


Caldaia a legna, quale legna utilizzare?

Per ottimizzare la resa dell’impianto bisogna fare molta attenzione allo stato e alla tipologia di legna da utilizzare per la combustione. Le materie prime non sono tutte uguali e diverse sono le stagionature.

La condizione ottimale è la legna secca, ovvero dei tronchi di legno con una percentuale di umidità che varia dal 15% al 20% al massimo. La condizione migliore del legname per un’ottima resa senza produzione di fumo sono due anni di essiccamento in luoghi asciutti e ventilati, l’eccessivo processo di essiccazione oltre a questa tempistica, peggiora il rendimento calorifero della biomassa partendo dal potere calorifico anidro (ovvero senza umidità).

Un altro aspetto da considerare prima dell’acquisto è la dimensione del ceppo da ardere. La grandezza implica il contenuto di umidità al suo interno: più è grande più aumenta la sua percentuale.

Un’altra importante considerazione da fare è quella della tipologia di legna da utilizzare per l’accensione della caldaia: la dolce e la forte, all’interno delle quali troviamo le diverse varietà.


Quali sono gli incentivi?

L’incentivo economico forse più noto per chi sceglie il riscaldamento a legna, cippato o pellet è il Conto Termico. Esistono tuttavia anche le Detrazioni Fiscali, disponibili in due forme:


Ecobonus: Detrazione al 50-65% per la riqualificazione energetica; Bonus Fiscale: Detrazione al 50% per la ristrutturazione edilizia.


Entrambe previste e modificate ogni anno attraverso la legge di Stabilità dello Stato: vediamo l’Ecobonus aggiornato alla Legge di Bilancio 2019. Sono detraibili spese sostenute per l’acquisto e la posa in opera di impianti di climatizzazione invernale dotati di generatori di calore alimentati da biomasse combustibili, con un rendimento non inferiore all’85%. Nello specifico, sono ammessi: sostituzioni (integrali o parziali) di impianti pre-esistenti/vecchi generatori termici nuove installazioni in edifici esistenti, ovvero accatastati.


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