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Agrivoltaico: tanti vantaggi per produrre energia con l'agricoltura

Produzione combinata di energia fotovoltaica e di colture agricole sulla stessa area, una perfetta combinazione.


L’agrivoltaico è destinato a crescere sensibilmente, producendo benefici per la produzione energetica da fonti rinnovabili, ma anche per il clima, il suolo e le colture.

Le previsioni di mercato sono concordi nello scommettere su una crescita decisa, anche se le cifre cambiano. Secondo Precedence Research, il mercato globale dell’agriPV aumenterà di quasi tre volte, passando da 3,17 miliardi di dollari nel 2021 a circa 8,9 miliardi di dollari entro il 2030, con un tasso di crescita annuale composto del 12,5%.


Indice:


Che cos'è l'agrivoltaico?

L’agrivoltaico è un impianto fotovoltaico posizionato su un terreno che viene utilizzato allo

stesso tempo per attività agricole o per l’allevamento.

La condivisione fra il terreno agricolo e i pannelli solari sostiene un uso produttivo del suolo, favorendo la rivalorizzazione di terreni abbandonati.

Il MASE definisce l’impianto agrivoltaico avanzato un sistema che adotta soluzioni con montaggio di moduli elevati da terra, anche prevedendone la rotazione, in modo da non compromettere la continuità delle attività di coltivazione agricola e pastorale, consentendo l’applicazione di strumenti di agricoltura digitale; deve prevedere la contestuale realizzazione di sistemi che monitorino l’impatto sulle colture, risparmio idrico, produttività, continuità delle attività delle aziende agricole, recupero della fertilità del suolo, microclima e resilienza ai cambiamenti climatici.


Quali sono i vantaggi?


L’agrivoltaico favorisce il riutilizzo di terreni abbandonati o poco sfruttati e garantisce vantaggi per il mondo agricolo e per la zootecnia.

I pannelli, infatti, creando un ombreggiamento del suolo sottostante consentono di risparmiare acqua di irrigazione fino al 20% e proteggono le colture dai picchi di calore e dallo stress termico.

La presenza in alcuni impianti solari di sensori ad alta tecnologia viene utilizzata per migliorare l'attività agricola monitorando le sostanze nutrienti presenti nel terreno, riuscendo a dosare al meglio la quantità d’acqua o di fertilizzante necessaria, potenziando così la competitività delle aziende agricole.

Tutela la biodiversità degli ecosistemi e protegge gli insetti impollinatori rivalorizzandone il territorio.

Tra i tanti vantaggi elencati, non è da sottovalutare quanto l’agrivoltaico possa generare lavoro nel settore agricolo ad esempio per agronomi, enti di ricerca o agricoltori e può rappresentare una fonte integrativa di reddito per gli agricoltori che mettono a disposizione i propri terreni.


Quali incentivi ci sono attualmente?

Lo stanziamento previsto è di 1,1 MILIARDI, per gli anni 2022-2023. L’obiettivo finale della misura è quello di promuovere l’installazione di pannelli fotovoltaici con una nuova capacità di generazione di 1,04 GW da energia solare.

Il nuovo decreto permette l'installazione libera di impianti fotovoltaici in zone agricole, a condizione che questi si trovino al di fuori di aree protette o appartenenti alla Rete Natura 2000 e che rispettino le eventuali prescrizioni applicabili in aree soggette a vincoli paesaggistici diretti o indiretti.

Tali impianti sono considerati come manufatti strumentali per l'attività agricola.

Nell’ambito del PNRR, il MITE ha disposto e riconosciuto agli investimenti realizzati il seguente contributo:

  • Un CONTRIBUTO A FONDO PERDUTO nella misura massima del 40% dei costi ammissibili;

  • Una TARIFFA INCENTIVANTE applicata alla produzione di energia elettrica netta immessa in rete;

I soggetti beneficiari sono:

- Imprese agricole;

- Associazioni temporanee di imprese che includano almeno un’impresa agricola;

- Imprese non in difficoltà.


È previsto il finanziamento di impianti agrivoltaici che rispettino i seguenti requisiti minimi:

- la potenza nominale dell’impianto è superiore a 300 kW;

- la superficie minima destinata all’attività agricola è pari almeno al 70% dell’appezzamento

oggetto di intervento;

- la superficie complessiva dei moduli rispetto alla superficie totale occupata dal sistema

agrivoltaico non è superiore al 40%;

- l’altezza minima dei moduli rispetto al suolo deve consentire la continuità delle attività agricole anche sotto ai moduli fotovoltaici;


L’agrivoltaico in Italia e l’uso efficiente del suolo


Il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima 2030 prospetta un aumento della quota di energia da fotovoltaico pari a 35 GW, che potrebbe comportare l’utilizzo di circa 50.000 ha di suolo.

Si parla di una piccola frazione di superficie agricola utilizzata in Italia (poco più dello 0,3%), perché purtroppo ancora è una tecnologia scarsamente conosciuta.

In Italia si stanno sviluppando differenti modelli di impianti agrivoltaici e a seconda del tipo di coltivazione andrà studiata la soluzione più adatta per garantire un’ottimale resa energetica ed agricola.

Secondo le stime di Legambiente, Greenpeace, Italia solare e Wwf, per raggiungere gli obiettivi di fotovoltaico nel 2030, si dovrà intervenire su 50-70mila ettari di terreni agricoli e l’Italia, sino a quella data, dovrà installare circa ulteriori 40 GW di impianti di produzione di energia elettrica provenienti da fonti rinnovabili, principalmente solare ed eolica.

Le rinnovabili stanno giocando un ruolo fondamentale nella lotta al cambiamento climatico e alla decarbonizzazione nel piano di transizione energetica del Paese.


Il 2023 potrebbe essere l’anno di svolta per l’agrovoltaico, a partire dal decreto

attuativo che sbloccherà i fondi del Pnrr. L’obiettivo dichiarato è quello di installare entro il 2026 impianti per 1,04gw e di ridurre i costi di approvvigionamento energetico del settore agricolo, che oggi superano il 20% dei costi aziendali, e migliorarne le prestazioni climatiche e ambientali, con una diminuzione potenziale di 0,8 milioni di tonnellate di CO2.




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